18 Dic Biofilia: come portare vita nell’architettura
Dalla progettazione biofilica strumenti e strategie per nutrire il legame fra uomo e natura nell’ambiente costruito.
Una passeggiata nel bosco, una camminata nel parco, lo star seduti sulla spiaggia a osservare le onde che si infrangono a riva: immagini di questo tipo evocano in noi sensazioni positive. Sappiamo intuitivamente che questo genere di cose ‘ci fa stare bene’, ci permette di ‘ricaricarci’, di ‘ristorarci’ dopo periodi di stress lavorativo. Gli ambienti naturali incontrano il nostro gusto, ci stimolano, ci emozionano.
Non si tratta solo di comune buon senso. Studi in campo medico e psicologico hanno dimostrato che il contatto con la natura produce su di noi effetti benefici e profondi, misurabili in modo oggettivo. Rigenerazione delle facoltà cognitive; riduzione dello stress nelle sue componenti fisiologiche e mentali; aumento della produttività negli uffici; miglioramento del rendimento scolastico nei bambini e negli adolescenti; maggiore rapidità di guarigione dei pazienti in ospedale: quando le persone entrano in relazione con elementi naturali stanno meglio nel corpo e nella mente, sono più attente e produttive.
La particolare inclinazione della nostra specie a sviluppare connessioni profonde con la natura e di trarre beneficio da tale relazione è chiamata biofilia. Secondo la definizione del biologo statunitense E. O. Wilson, che per primo ha sviluppato l’ipotesi della biofilia in termini scientifici, si tratta della innata tendenza dell’uomo a concentrare la propria attenzione nelle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda, e in alcuni casi ad affiliarvisi emotivamente.
La maggior parte delle persone vive oggi in un ambiente urbano e passa la quasi totalità del proprio tempo all’interno di spazi confinati. Ma la nostra specie non si è evoluta nel costruito, bensì nella natura, nell’arco di quasi 200’000 anni: la facoltà di interpretare correttamente l’ambiente è il frutto di un adattamento necessario alla sopravvivenza della comunità umana. Le chiavi di lettura della complessità dell’ambiente emergono nell’uomo come valori etici, risposte emotive, preferenze estetiche.
È nella natura che si è raffinata la nostra capacità di abitare, e dentro di noi qualcosa risuona quando entriamo in contatto con quegli elementi che abbiamo imparato essere rivelatori di un ambiente ricco di vita, capace di sostentarci e di garantirci sicurezza e protezione.
La biofilia può fornirci alcuni principi per sintonizzare l’architettura alle persone, assecondando i tratti che l’uomo ha sviluppato nei millenni per adattarsi alla vita nell’ambiente. Molti progettisti stanno cercando, nelle proprie opere, di riconnettere le persone alla natura, allo scopo di ridurre la preoccupante discrepanza fra le qualità degli spazi che quotidianamente abitiamo e quelle di cui necessitiamo intimamente.
Non si tratta solamente di introdurre elementi vegetali all’interno delle nostre costruzioni, ma di fornire soluzioni architettoniche armonicamente coordinate in grado di evocare la connessione con il mondo naturale su molteplici piani. Molti elementi riconosciuti come propri della progettazione biofilica appartengono a tradizioni di lunga durata -si pensi alle mille possibilità di utilizzo della luce naturale- che necessitano di essere riscoperte e ripercorse.
Scuole, uffici, strutture sanitarie, spazi commerciali, alberghi e strutture per l’ospitalità, spazi pubblici, residenze: edifici di diversa funzione e in diversi contesti hanno dimostrato di funzionare meglio in quei casi dove emergessero chiaramente elementi della progettazione biofilica.
Trasformare gli edifici con la natura migliora la vita delle persone, ma è vero anche il contrario. Quando le persone sviluppano quell’affiliazione emotiva che è alla base della biofilia, sono maggiormente motivate ad assumere comportamenti responsabili nei confronti dell’ambiente, con ricadute positive per tutti.